sabato 20 febbraio 2016

Reading Challenge 2016: "1984" di G. Orwell


Autore: George Orwell
Titolo: 1984
Editore: Oscar Mondadori
Anno: 1949

Trama:

1984. Il mondo è diviso in tre immensi superstati in perenne guerra tra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia.

In Oceania, la cui capitale è Londra, la società è governata secondo i principi del Socing, il Socialismo Inglese, dal Grande Fratello, che tutto vede e tutto sa. I suoi occhi sono le telecamere che spiano di continuo nelle case, il suo braccio la psicopolizia che interviene al minimo sospetto. Tutto è permesso, non c'è legge scritta. Niente, apparentemente, è proibito. Tranne pensare, se non secondo i dettami del Socing. Tranne amare, se non con il fine esclusivo di riprodursi. Tranne divertirsi, se non con i programmi televisivi di propaganda. Tranne vivere, se non secondo gli usi e i costumi imposti dall'infallibile e onniscente Grande Fratello, che nessuno ha mai visto di persona. Ovunque grandi manifesti che lo ritraggono, con i suoi grossi baffi neri, ovunque slogan politici da lui ideati: "La guerra è pace"; "La libertà è schiavitù"; "L'ignoranza è forza". Dal loro rifugio, in uno scenario desolante da Medioevo postnucleare, il protagonista, Winston Smith, l' "ultimo uomo in Europa" (questo il titolo che avrebbe preferito l'autore) e Julia, la sua compagna, lottano disperatamente per conservare un granello di umanità.

Recensione:

Eccoci dunque al punto 29 della Reading Challenge 2016: Un distopico.
Va da sè che io non avevo la minima idea di cosa fosse un distopico ma quando è un caso del genere so sempre quali sono le due infallibili parole da pronunciare per risolvere il problema: Lo Curto!
... E fu così che approdai a "1984".
I libri 'seri' m'intimoriscono tantissimo e mi fanno pesantezza, perciò li evito come la peste.
Quello che non potevo immaginare - è il bello della Challenge - è che 1984 non era pesante per niente.
Anzi era bellissimo, almeno all'inizio. Ma andiamo con ordine.
La lettura scorreva una meraviglia, portata da una scrittura leggera e chiara.
Ero affascinata dalla costruzione accurata e coerente di questo mondo immaginario oppresso dalla dittatura.
Mi affascinava osservarne tutte le componenti. I proclami ottimistici di governo, su una realtà di miseria e fame. La presenza dei teleschermi in ogni casa, per sorvegliare ogni cittadino ventiquattro ore al giorno.
Soprattutto mi affascinava la mancanza di memoria di una realtà differente, poichè c'era un intero ministero che si occupava ogni giorno di distruggere le prove di una storia diversa.
E mi piaceva Winston, il protagonista, grigio eppure ancora acceso da una fiammella di speranza.
Soprattutto di lui mi piaceva il fatto che desiderasse altro ma non sapesse neanche in cosa consisteva questo altro, perchè non conosceva alternative.
Ho seguito la storia d'amore con Julia, difficile perchè sempre a nascondersi dalla Psicopolizia.
Ho provato una divertita tenerezza di fronte alla nascente delusione di Winston per la superficialità di Julia nei confronti della lotta all'oppressione.
Poi... la tragedia.
Prima una lunghissima parte (a me è parsa così, tanto che mi sono dedicata ad altri romanzi perchè non ce la facevo proprio) in cui il romanzo perdeva tensione per approdare nel routinario limbo della relazione di Julia e Winston.
Quello che non avevo previsto, in più di un senso, è stata l'ultima parte.
Mi vien da pensare che quella perdita di tensione centrale servisse a far risaltare l'altissima tensione della parte sulla prigionia e la tortura di Winston. In questo senso, efficacissimo. Perfetto.
C'è solo un problema.
Ho sempre detto di avere uno stomaco forte ma neanch'io sono invulnerabile.
E cosa è tropppo per il mio stomaco..?
Due argomenti:

1) Tortura, specie mentale.
2) Violenza sulle donne e i bambini.

Punto 1? Eccoci qui. Winston subisce ogni sorta di violenza ma non è quello che è stato troppo forte per il mio stomaco.
Per il mio stomaco è stata troppo forte la pressione mentale. Il tentativo di abbattimento, uno dopo l'altro, dei muri della coscienza individuale, per poi poterci inserire la rieducazione.
Bingo. Mi avevano servito sul piatto d'argento il mio peggiore incubo. E descritto in un modo che era un amore.
E così, stomaco in mano e sorvolando su qualche parte per sopravvivere, sono arrivata ad un finale che ho comunque molto apprezzato. E di cui non posso parlare, ovviamente. Però coerente e intelligente come tutto il resto.
Che dire, siamo stati solo sfortunati col mio stomaco... non ci siamo incontrati :-)
Ad ogni modo sono felice di averlo letto, mi piace il fatto che la Reading Challenge mi porti a leggere libri che altrimenti non avrei scelto, che mi sorprendono completamente.
E con questo fanno meno sei..! :-)

5 commenti:

  1. Caspita pensavo fosse uno di quei romanzi da cui stare alla larga e invece guarda che scopro un distopico dove non credevo, e mi hai anche convinto, lo metto nell'infinità wishlist che ormai finirò quando sarò molto vecchia XD Un bacio

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  2. ahaha, secondo me la tua wishlist la erediteranno i tuoi nipoti :D Un bacione

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  3. Anche io quando l'ho iniziato avevo i tuoi stessi pregiudizi, ma poi mi sono ricreduta. È un libro che sa stupire e che vale assolutamente la pena leggere!!

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  4. E' il bello della Challenge :) Non fosse stato per quella non avrei saltato la barriera dei pregiudizi e conosciuto un bel libro.. per questo mi piace farla :)

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    1. Hai ragione! È lo stesso motivo per cui io ho iniziato la mia! :)

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