sabato 19 dicembre 2015

Recensione: "Più sporco della neve", di E. Pandiani


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Trama:

In mezzo alla neve e al silenzio di una notte d’inverno, un furgone bianco risale i tornanti che lo portano al confine francese con l’Italia. Parlano poco, i due passeggeri, concentrati sul carico che stanno trasportando. Poi un’esplosione violenta, una palla di fuoco in aria, il bosco che si illumina, i rottami scagliati ovunque.
A cento chilometri di distanza, Zara Bosdaves indaga su un caso di scomparsa e non può immaginare la valanga di guai che sta per franarle addosso. Per dirla tutta, non ne ha mai avuti tanti come da quando ha lasciato la polizia e aperto un’agenzia di investigazioni a Torino. Ma una come lei, abituata agli schiaffi della vita, non teme le cadute e conosce mille modi per rialzarsi. Solo che adesso i problemi sembrano essere arrivati perfino nell’unico posto dove si sentiva al riparo: tra le braccia di François, il bellissimo uomo di colore che sa come proteggerla e farla stare bene. Da qualche tempo infatti lui è diverso, taciturno, misterioso, e una sera torna a casa sporco di sangue, senza fornire spiegazioni. Così Zara dovrà non soltanto dare la caccia a un mercante d’arte e alla banda di assassini che lo vogliono morto, ma anche affrontare la paura peggiore, quella di perdere il suo uomo e la certezza del loro amore.


Recensione:

Questa storia è la seconda che ha per protagonista l'investigatrice privata Zara Bosdaves. La prima s'intitola "La donna di troppo".

Zara Bosdaves è stata una poliziotta presso la Questura di Vicenza e ora è un'investigatrice privata a Torino.
Quello che mi ha stupito, di lei, è la capacità di agire in una situazione di pericolo, anche quando avrebbe potuto essere paralizzata dalla paura.
Come quando la sua vita è minacciata, per difendersi.
O come quando la sua cliente, Anna Baldini, sta per essere uccisa dal marito, per salvarle la vita.

Zara ha una storia d'amore appassionata e romantica con Francois, un senegalese che lei trova così bello, da riferirsi sempre a lui con l'espressione "l'idolo pagano".
La loro è una storia che accende l'invidia nelle donne che li guardano. 
Per una parte, questo è affascinante. A volte diventa anche un elemento buffo, come quando una poliziotta fissa Francois con una tale invidia bruciante per Zara, che mi ha fatto sorridere.

L'elemento che io ho trovato più caratteristico di Zara, è l'intensità dei sentimenti che legano la sua famiglia. Zara prova un affetto struggente per la figlia. Una figlia ormai grande, Valia, che studia in Inghilterra.
Lo stesso sentimento, intenso, venato di preoccupazione per il suo mestiere pericoloso, prova per Zara il padre, Angiolo Bosdaves.
Bosdaves padre poi, chiama la figlia "Zarina", una cosa che ho trovato tenera.
Io sono una fan di questo personaggio, Angiolo Bosdaves, che pure non è fra i principali. Un uomo di una certà età, ancora affascinante nell'aspetto, colto - aveva una libreria antiquaria a Udine - tenero con la figlia, simpaticamente sospettoso nei confronti del genero straniero e vulnerabile per la vecchiaia che si avvicina. Simpatico perchè più simile ad una persona vera che ad un personaggio (e oserei dire anche molto simile ad un reale friulano. Una cosa mi ha incuriosito, quale sarà l'origine del cognome Bosdaves? Forse è scritto nel primo libro...).

La scomparsa di Aurelio Giordano, un commerciante, è il caso su cui si trova ad investigare Zara in quest'avventura.
La ricerca di Zara s'incrocia con gli interessi di Valter Rezzonico, un criminale svizzero, che invia a Torino una banda di tre elementi, fra cui c'è il terribile Remo Matern, l'uomo che con la sua tortura può far parlare chiunque.
Il pericolo che Zara correrà, entrando a contatto con questi tre, prende come una morsa allo stomaco e incolla alle pagine fino alla fine.

Un'altra indagine si sviluppa parallelamente a quella di Zara. Il suo amante Francois e l'amico Benoit sono impegnati ad indagare su una storia di permessi di soggiorno falsi e sull'assassinio di una donna.
Una storia che getterà un'ombra sul rapporto di Zara e Francois, e le farà temere per il loro futuro.

Il racconto è ambientato a Torino e in luoghi poco oltre il confine francese.

La storia è raccontata con uno stile essenziale e tagliente in cui solo un paio di tocchi intervengono a impreziosire il quadro.
Il paesaggio coperto di neve, a volte immerso nella notte, è descritto dando importanza al colore, creando belle immagini simili a foto dai pochi colori intensi.

Pochi ma bellissimi sono anche i tocchi umoristici che impreziosiscono la storia. Come quando Zara, all'ospedale di Embrun, incontra una donna, il comandante... Florent.
"Mi sta prendendo in giro?", le chiede.
Lì ho riso di brutto.
E poi quando Zara deve salire in macchina con la banda dei tre e sa che le sta per succedere qualcosa di terribile. Ma... quelli mettono la musica dei Pooh e questo esaspera il suo malessere.

A Zara ci si affeziona. Mentre l'insieme di forza e indipendenza che la caratterizza suscita ammirazione, l' intensità di sentimenti e la vulnerabilità che ha a volte, la fa sentire vicina al lettore. E' un peccato separarsi da Zara. 

E comunque... mettere su i Pooh quando rapisci una donna. No dai, c'è un limite anche alla crudeltà.


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